La Chiesa dalle genti: quando e come

Eravamo abituati a far coincidere la chiesa entro i confini della singola parrocchia, con la gente dei nostri cortili e delle nostre strade, conoscendoci tutti o quasi da vicino, appartenendo insieme alla società civile e alla chiesa dentro una forma di cristianità in cui tutti sono battezzati, sposati in chiesa, iniziati alla fede con un ritmo condiviso che si confermava ogni volta per abitudine indiscussa.
Gli altri erano i lontani, quindi sconosciuti… le nostre comunità hanno cambiato pelle e colore, perché sono cambiati gli incontri nel quotidiano… non solo perché sono venute da lontano altre persone, ma perché molti vicini si sono sradicati e dispersi, perché il legame tra fede e vita si è ulteriormente sciolto e dissolto e ci si trova tra conoscenti la cui prassi e i cui costumi sono estranei alla fede o addirittura opposti.
“Le genti” sono tutti coloro che pur vicini di casa, di parentela, di cultura occidentale, non riescono più a interpretare il vissuto nella luce della fede. Sono diventati diversi, ma non ci devono restare estranei. “La chiesa dalle genti” è quindi espressione da allargare includendo non solo i venuti da lontano geograficamente, ma i vicini che nel frattempo hanno cambiato mentalità.

Che rapporto

La chiesa fa, celebra l’eucaristia, ma l’eucaristia rinvigorisce la chiesa per essere realmente comunione fraterna, solidale e generosa, riconoscendo in modo chiarissimo che il Corpo di Cristo crocifisso, morto, Risorto, vivente, è presente sacramentalmente nell’eucaristia e viene riconosciuto, amato e servito nella concreta e sofferta condizione di tanti fratelli e sorelle nella sofferenza, fragilità, malattia…