Pubblicato su Avvenire, 31 maggio 2020, Domenica di Pentecoste

 “BENVENUTA VITA RELIGIOSA!

Vita consacrata per la bellezza della vita cristiana

Se prendessimo i nostri decanati per comprendere in che modo e con quali forme si fa presente la chiesa con i suoi carismi, cioè con i doni che lo Spirito elargisce per animare la chiesa stessa e se cercassimo quanto è presente la vita consacrata, più direttamente la vita religiosa, constateremmo che la vita religiosa femminile è assente completamente in cinque decanati.

In questi decanati c’è solo la memoria e la gratitudine per le suore che hanno servito più generazioni con la loro presenza e la loro dedizione gioiosa, creativa, fedele.

Perché? Cosa significa? Manca ora un segno vivo e credibile che sarebbe capace di manifestare il senso della vita di tutti i battezzati, perché la pratica dei consigli evangelici di castità povertà e obbedienza sprigiona luce e attesta la gioiosa bellezza della vita cristiana.

La vita religiosa non garantirebbe solo la pratica di alcuni servizi pur importanti, servizi che possono essere compiuti anche da altre figure di battezzati, ma annuncerebbe a tutti con la sua radicalità e con la vita fraterna la gioia della sequela di Cristo.

Ci sono poi decanati in cui la vita religiosa è presente, ma in misura molto piccola, cioè con due o tre comunità di suore in tutto, ma con un numero di parrocchie molto più consistente, sia pure in gran parte ormai riunite nella forma della comunità pastorale.

A fronte di questi dati o meglio dentro questi dati sta però anche una consistente presenza di suore anziane, talvolta anche ammalate, raccolte in comunità simili a RSA di congregazioni religiose o anche distribuite in piccole comunità: queste suore sono una riserva di preghiera, di amore al Signore, di intercessione per tutta la chiesa e il mondo, ardenti di fede e di carità con la loro offerta di vita, sentinelle che vegliano sulle persone, le famiglie, le comunità, memorie viventi di storie personali, custodi del cammino di bimbi diventati ormai adulti che conservano affetto e gratitudine per la loro suora.

Sono il segno di una presenza preziosa, di uno sguardo materno, di una luce che parla e tocca ancora il cuore che magari in alterne vicende e difficoltà si è un po’ indurito. Sono ancora semi di pace e testimoni di sapienza per la complessità delle umane vicende.

In misura numericamente minore, ma non meno significativa, sta invece la presenza di suore giovani, con la freschezza e l’entusiasmo di chi ha la gioia del dono della vita al Signore, di chi testimonia una presenza apostolica, creativa e vigorosa, per partecipare con la forza dello Spirito al discernimento e al servizio della chiesa per portare il Vangelo in questo travolgente cambiamento d’epoca: sono come le sentinelle del mattino, o come esploratrici e costruttrici di nuove forme di presenza nello stesso cambiamento che tocca tutta la chiesa.

Non sono molte ma sono coraggiose e generose, capaci di stare dentro la fatica dell’opera educativa con tanti sacrifici e anche delusioni, senza perdere la gioia che viene dal Signore.

Stanno a pieno titolo nelle diaconie delle nostre comunità pastorali in comunione con altre figure pastorali e ministeriali, rendendo più praticabile la comunione nella diversità dei carismi e delle forme di vita.

In poco tempo, un briciolo di anni, è cresciuto il numero delle suore di origine straniera, che da altri continenti hanno il coraggio di venire per servire il Vangelo nella nostra terra. Hanno il vigore della giovinezza, hanno la fatica della comprensione culturale, hanno l’umiltà e la pazienza per potersi radicare in un mondo non ancora compreso fino in fondo. Quasi cento comunità per alcune centinaia di suore con tanto entusiasmo.

In questi mesi di pandemia alcuni istituti hanno conosciuto la prova del coronavirus con alcune decine di sorelle morte e in alcuni casi hanno avuto difficoltà simili a quelle delle nostre parrocchie per la celebrazione eucaristica, ma hanno saputo pregare, intercedere, ascoltare e sentirsi profondamente coinvolte nelle sofferenze di tante famiglie.

In particolare i nostri monasteri hanno con discrezione saputo ascoltare, con intensità pregare, con la loro testimonianza confermare la fede della chiesa, celebrandola per viverla e irradiarla.

Benvenuta vita consacrata, vita religiosa!

Luigi Stucchi

Vicario per la vita consacrata femminile