RINGIOVANISCE LA CHIESA

Il tema degli esercizi spirituali del 2016 era la Lettera “Iuvenescit Ecclesia”, scritta dalla Congregazione per la  Dottrina della Fede ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla relazione tra doni gerarchici e carismatici per la vita e la missione della Chiesa.

Ecco il testo della lettera della CDF:

Mentre il testo completo delle meditazioni di Mons. Stucchi è disponibile nel seguente documento:

Juvenescit Ecclesia – le meditazioni

 

In questa pagina presentiamo:

  • la struttura del ciclo di meditazioni, con l’indicazione della pagina in cui è riportato il testo,
  • la trascrizione della parte iniziale delle registrazioni e
  • ove disponibili, le registrazioni audio delle meditazioni sono riportate qui sotto.

Consigliamo la lettura della meditazione mentre se ne ascolta la registrazione. Buon ascolto e buona lettura!

 

Mercoledì 17 agosto – sera

Introduzione – Pag. 3

Due piccole sottolineature introduttive, che ci indichino le disposizioni che noi vogliamo, da subito vivere, con cui, appunto, disporci a questo esercizio spirituale. L’esercizio sarà nello stare, nel ravvivare queste disposizioni:

La prima è una disposizione di PACE. La preghiera di compieta ha dentro questo sguardo e, ancor più, questa invocazione rivolta al Signore: “Perché il tuo servo vada in pace” che vuol dire: corrispondere alla Parola del Signore. Noi aneliamo e vogliamo disporci per sperimentare quella pace che accompagna anche nella lotta, nella disciplina spirituale e, come frutto di questa, il cammino dei discepoli di Gesù. Questo … vuol dire corrispondere alla Parola del Signore che ci potrà chiedere anche cose non facili, passaggi impegnativi, così cresce la pace del Signore nel cuore dei discepoli…

Giovedì 18 agosto – mattina

Prima meditazione: La Trinità come punto di partenza – Pag. 5

(Canto iniziale: Un solo Spirito)

Mi sembra un canto scelto proprio per lasciar dire al Signore in questi giorni a cominciare anche dalle prime riflessioni, perché ci porta là dove agisce il Signore e come agisce il Signore. “Se rimarrete in me… il Padre mio vi darà la forza di una vita che non muore mai”. Quindi la questione di fondo è rimanere in Lui, nel Signore Gesù. “Lo Spirito Santo in voi parlerà di me”. Sarà Lui a guidare, a illuminare, a muovere da dentro…

Se un’attenzione specifica c’è, non è in questi giorni, per una completezza di questo documento, ma è in ordine alle disposizioni fondamentali e questo perché ci possiamo radicare lì ed essere sorpresi dall’azione di Dio: Padre, Figlio e Spirito… una disposizione particolare come dire: “Lascia che facciano loro, tu diventa soltanto la creta del vasaio, non di più. Nel momento in cui affermi di più, pretendi di più, rompi l’opera del vasaio, la disturbi”… La vita, prima di spiegarla, devi lasciare che si manifesti, che appaia, si faccia presente, dopo la puoi comprendere da dentro.

 

Giovedì 18 agosto – pomeriggio

Seconda Meditazione: Nel dinamismo dello spirito evangelico – Pag. 8

(Canto iniziale: Un solo Spirito)

E’ un piccolo canto che dice la novità e la creatività continua dello Spirito e agisce dentro le diverse situazioni: “dove c’è la morte, dove c’è il dolore che porta la fiducia, la vita, la mano amica…” e quando c’è lo Spirito ci sono questi doni: gioia, pace, speranza, amore. Quando noi incespichiamo in qualche circostanza e ci diventa difficile custodire, anzi, addirittura sviluppare questi atteggiamenti, queste disposizioni interiori, sono i frutti dello Spirito secondo San Paolo, vuol dire che lo Spirito fa qualche fatica in noi, non siamo proprio docili, non siamo pronti, non consideriamo come cosa primaria lasciarlo agire, ci attacchiamo a motivi diversi, ripensiamo le nostri situazioni, su una circostanza, piuttosto che su un’altra, ma la questione fondamentale è lasciare agire lo Spirito. Là dove lo lasciamo agire i frutti sono questi…

 

Giovedì 18 agosto – pomeriggio

Omelia S. Messa – Pag. 12

I farisei, di solito, anche nelle pagine evangeliche non tacciono e nemmeno si lasciano fare domande da altri. Sono loro a porre le domande, sono loro a tentare di risolverle, di rispondere e, spesso, fanno domande per mettere alla prova il Signore Gesù. Invece in questo brano evangelico è Gesù a porre le domande e i farisei tacciono. Perché tacciono? Che cosa è seguito dopo il loro tacere? Intendo:

cosa è seguito in loro, non nei fatti circostanti o da parte di Gesù? Che cosa è seguito in loro non è dato sapere più di tanto. E’ già significativo questo loro tacere, ma forse non era proprio un tacere per comprendere, ascoltando, infatti a loro erano state poste domande da Gesù, di per sé erano provocati a parlare, anzi richiesti di parlare.

Le domande di Gesù sembrano avere un’evidenza talmente immediata che la risposta doveva venire molto facile, molto chiara. Oggi se noi ponessimo domande simili alla nostra gente, alla gente che vive tra le radici cristiane e un ritorno di paganesimo, non esiterebbe nella risposta, direbbe che primariamente bisogna salvare, bisogna curare, bisogna magari non compiere tanto un atto di carità, ma è evidente che bisogna prima fare questo, dare una mano, sostenere, fare di tutto praticamente…

 

Venerdì 19 agosto – mattina

Terza Meditazione: Doni e carismi per diventare veri movimenti ecclesiali – Pag. 13

(Canto iniziale: Vieni Santo Spirito)

Potrei aggiungere questo, non come una strofa, ma come espressione che indica lo scopo per il quale invochiamo lo Spirito, oltre a tutti gli altri motivi che sono dentro nel canto. Vorrei sottolineare che se invochiamo lo Spirito in questi giorni particolari, con questo documento è perché chiediamo allo Spirito, artefice dei carismi, di condurre noi a comprendere il vero perché, la vera bellezza dei carismi.

Chi ce li potrà far comprendere? Chi ce ne potrà rendere ragione? Chi potrà disporre il nostro cuore a valorizzare i carismi, a conoscerli nella vita della Chiesa se non Colui che opera per questo? Allora insieme a tutti i significati belli delle strofe di questo canto e le altre invocazioni allo Spirito, inni al suo amore, io puntualizzerei in particolare questa che ci riguarda da vicino in questo momento: chiedere di farci fare un passo in più con lo sguardo interiore innanzitutto, se noi per fare questo passo ci lasciamo guidare almeno in qualche misura da questo documento (Juvenescit Ecclesia) è perché ci sono delle motivazioni anche contingenti di portata notevole, poi questo documento ci porta anche ad una luce più profonda, non solo in ordine alle questioni particolari, contingenti, ma al senso proprio dell’azione dello Spirito. Al n. 3 è indicato lo scopo del presente documento:

 

Venerdì 19 agosto – pomeriggio

Quarta Meditazione: Il “carisma” un dono destinato a tutti ma in modo differenziato – Pag. 17

(Canto iniziale: La carità è paziente)

Già questo canto dice che ci sono alcune dimensioni, disposizioni, atteggiamenti da vivere nel tempo, sulla terra, ma, pur belle e necessarie, sono destinate a finire. Resterà il frutto di tutto, di ogni cosa buona, di ogni cosa vera, di ogni cosa giusta e avrà questo frutto un nome solo, che non ha mai fine: la carità. Qualcosa di vissuto nel tempo rimarrà, perché anche nel tempo la carità è la perfezione di

ogni virtù e tutto vi concorre di ciò che è buono, giusto e vero e sarà un momento in cui tutto lascerà il passo alla regina di tutte le virtù, nella loro sintesi e perfezione la carità. Così ci saranno doni particolari nel tempo che il Signore che vuole condurre i suoi figli alla perfezione della carità, troveranno in questi doni, condizioni per arrivare alla perfezione della carità e, tanto quanto, maturerà quaggiù, spalancherà le porte del cielo. Qualcosa che rimane e qualcosa che continua. Non è uno scambio banale.

E’ il riconoscimento del fatto che la volontà del Signore vuole la perfezione di chi è a sua immagine, nello stesso amore, nella stessa carità che è Lui, e per arrivarci e poi rimanerci, perché la carità non avrà fine, tutta la sequenza di altri doni, di altri aiuti, di altre virtù per circostanze diverse della vita, ma non alternative alla carità, ma per favorire sempre la carità…

 

Venerdì 19 agosto – pomeriggio

Omelia S. Messa – Pag. 21

Ci accompagna in questi giorni la figura di Neemia dallo stesso libro che prende il suo nome. E’ la figura di uno che vuole ricostruire, vuole fare una cosa bella, ricostruire la città, ricostruire i segni della presenza di Dio, uno che ha attraversato confini, si è reso disponibile e ha chiesto di poter realizzare quest’opera. Ha chiesto anche di essere presentato come tale nel posto in cui si sarebbe recato e in tutti i passaggi che il viaggio comportava. E’ una figura animata da un grande ideale, è una figura che si mette in gioco personalmente, è una figura quindi da seguire, da imitare. Chi glielo ha fatto fare di assumersi un compito così grande e delicato, faticoso, oneroso…

 

Sabato 20 agosto – mattina

Quinta Meditazione: Il buon esercizio dei carismi nella comunità ecclesiale – Pag. 24

Come viviamo questa terza giornata? Già come l’abbiamo incominciata dice come la vogliamo vivere: pregare bene, in sintonia, si percepisce meglio che si può vivere come un cuore solo, un’anima sola, ma dentro questo penso che questa terza giornata possa avere una grazia particolare, una luce particolare

per distendere dentro il cammino quello che abbiamo cercato e cerchiamo anche questa mattina di mettere a fuoco: rileggere il cammino di ciascuna, ognuna personalmente, alla luce di quanto ricevuto, rileggere le relazioni reciproche, sempre alla luce di quanto ricevuto e, quindi guadagnare una consapevolezza e rischiare un proposito. In quale ambito? Nell’ambito che il Signore evidenzierà come più necessario al cuore di ciascuna, alla verifica di ciascuna di voi, ma forse anche con questa particolare attenzione a quello che il testo che abbiamo nelle nostre mani, indica come il buon esercizio del carisma stesso, da parte di chi lo riceve, ovviamente, nella reciprocità. E’ il paragrafo n. 7 che ha questo titolo: Il buon esercizio dei carismi nella comunità ecclesiale.

 

Sabato 20 agosto – pomeriggio

Sesta Meditazione: Comunicazione nella fede – Pag. 29

Io vi ho fatto molte domande, e non mancherò di farne ancora qualcuna, accompagnando con le domande i passi del cammino, posta una luce, dato un significato, scoperto, chiarificato un perché, allora consegue che…

Iniziano a questo punto i contributi e le domande delle sorelle, in una reciproca comunicazione nella fede. A ogni considerazione, ogni domanda, Mons. Stucchi riprende e approfondisce le tematiche già toccate nelle meditazioni precedenti.

 

Sabato 20 agosto – pomeriggio

Santa Messa – Pag. 33 (letture della messa)

Uno scriba riconosce, conferma, accetta, dopo averlo interrogato, la risposta di Gesù alla domanda “qual è il più grande comandamento?”. Altre volte le domande sono state fatte per cogliere in difficoltà il maestro. Altre volte alle risposte hanno fatto seguito altre reazioni, anche drammatiche. Qui uno con semplicità dice al maestro: “hai detto bene”. E il maestro legge nel cuore, nella coscienza, fa un elogio moto bello di questo scriba: “non sei lontano dal Regno di Dio”. Come si fa a misurare se si è lontani o vicini riguardo al Regno di Dio? Che cos’è il Regno di Dio? È Dio stesso, è il suo amore, è tutto ciò che costituisce, di fatto, la traccia della sua venuta in mezzo a noi, nella persona stessa di Gesù, il Verbo incarnato…

 

La presentazione della lettera “Iuvenescit Ecclesia” in Vaticano

Domenica 21 agosto – mattina

Settima meditazione (manca la trascrizione del testo) 

… Quali sono queste cose che lui continua a dire a noi. Anzi, continua a volerle far conoscere dal di dentro, con la maggior profondità possibile dentro il nostro cuore, ma dal di dentro perché quello che si dice scaturisce dall’essere profondo del Padre, del Figlio e dello Spirito. Non ci ha detto alcune cose, ci ha rivelato il segreto si Dio, del Padre, del Figlio e dello Spirito. La questione di fondo riguardo alla Chiesa e a quello che in essa e per essa accade, sta tra queste due scelte: guardare alla vita, alla storia della Chiesa dall’esterno, dati, nomi, circostanze o, senza trascurare quello che appare all’esterno, decidere di entrare a conoscere da dentro il mistero della Chiesa. C’è tanta differenza? Certo. Una cosa svela l’altra? Dipende. Se è una cosa negativa, non svela la profondità dell’Amore di Dio e la specifica azione d’amore di Dio per noi. Tanto più scenderemo in profondità nel mistero della Chiesa e tanto più comprenderemo come quel mistero, quell’azione precedente ad ogni fatto che accade, compiuta dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito, è un’azione che tende a trasformare in unità, a far passare in comunione tutte le situazioni di vita…

 

 

Domenica 21 agosto

Santa Messa – Pag. 34 (letture e omelia)

 

OMELIA

Pagani non siamo, non lo siamo mai stati, per grazia dentro una tradizione di famiglia in famiglia, siamo nati cristiani. O meglio, ci hanno fatto diventare subito cristiani con il battesimo, eppure qualche comportamento un po’ paganeggiante, dove non ci si fida proprio di Dio e del suo dono, il dono del Padre che è Gesù, il Verbo incarnato, forse ce l’abbiamo anche noi. Magari non perché contro, ma perché non ci fidiamo fino in fondo della presenza viva del dono del Padre, il Figlio incarnato. Se è debole la fede in questo mistero, potrebbe voler dire che qualche traccia di neo-paganesimo ci ritorna dentro. Anche dentro la vita consacrata, anche dentro una vita spesa a motivo di Lui per i fratelli, le sorelle, nei posti in cui veniamo mandati…

 

Domenica 21 agosto – pomeriggio

Ottava meditazione (manca la trascrizione del testo)

… Veniamo, anche guidati da questo canto, dentro il nostro cammino, però anche noi sappiamo che è venuto, viene e verrà, sappiamo dove ha posto la sua tenda, sappiamo come sta con noi, sappiamo perché, partendo da chi e tornando verso chi ma non come è venuto ma tornando con la Chiesa. È venuto per dare forma alla Chiesa ma non se ne ritorna senza di essa: è il suo corpo, ciascuno di noi è il suo corpo e quindi possiamo cantare anche la nostra fatica anche in altri momenti meno chiari, meno disponibili, dove magari per una piccolissima cosa rischia di saltare un impianto intero, coltivato, precisato.

No, ma non finisce, non salta mai tutto perché il tutto è Lui. E Lui china il suo sguardo su di noi, e lui comprende anche quello che noi non comprendiamo, e ci riconsegna al Padre fatti come Lui. Non va al Padre da solo, non va portandosi dietro delle carcasse un po’ taroccate, un po’ rimesse a nuovo, ma creature nuove ad immagine sua…

 

Lunedì 22 agosto – mattina

Nona meditazione (manca la trascrizione del testo)

Che cosa si fa? Una piccola aggiunta? Alla fine di un momento significativo, che cosa si può aggiungere? Io mi sono posto ieri sera queste domande, e mi sono chiesto qual è la storia di una consacrazione, non solo che cos’è una consacrazione, ma com’è la storia di una consacrazione. Non c’è un paradigma, una sequenza che si ripetono. È storia, quindi è inedita. Ognuno di noi è un pezzo di storia dell’Amore del Signore che, dal di dentro del nostro cuore, ci ha accompagnato e ci accompagna, ci ha consacrato e, sempre più profondamente ci vuole consacrare. Ma non è un percorso di quelli veloci, che scorrono via lisci, su cui sai tutto in partenza, sai già cosa deve accadere, da che parte devi girare. Non è così. È storia, e la storia non si ripete, il qu e ora è sempre un po’ diverso…

 

Lunedì 22 agosto

Santa Messa (Liturgia della Parola) – Pag. 38

OMELIA

Io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo, primogenita di tutte le creature. Se questa parola si applica a colei che oggi onoriamo come regina, comprendiamo come questo essere uscita dalla bocca dell’Altissimo, davvero non ha trovato nella vita di Maria, alcuna contraddizione, alcuna incoerenza. Ciascuna di noi può dire: anch’io sono uscita dalla bocca dell’Altissimo, c’è una Parola creativa che fa scaturire la mia vita, la vita di ogni bambino, ogni bambina, ma poi la parabola della vita, pur essendo uscita dalla bocca dell’Altissimo, spesso contraddice la Parola di vita che esce dalla bocca dell’Altissimo e che è, in pienezza, il Figlio dell’Altissimo, il Verbo incarnato di Gesù. Allora noi percepiamo in questo momento la nostra distanza con Maria, mentre la sentiamo bella nella sua regalità, la sentiamo vicina come madre, perché questa sua regalità dipende dalla sua maternità, di Gesù e di tutti coloro che diventano figli nel Figlio, ma sentiamo anche che noi abbiamo di fatto molta diversità. Tutte le volte che la nostra storia non ha risposto alla Parola uscita dalla bocca dell’Altissimo, alla Parola incarnata che è Gesù, Figlio del Padre, noi ci siamo allontanati anche da Maria…