L’intervento del dottor

Andrea Larghi

direttore Medico di presidio all’Ospedale di Circolo di Varese

 

Ringrazio molto per l’invito ad essere presente in questa serata.

L’ho accolto con molto piacere, ma vi devo dire che a un certo punto ero un po’ preoccupato perché i temi che vengono posti all’attenzione dal libro sono davvero grandi, difficili, impegnativi.

Poi però la lettura del libro mi ha aiutato, pagina dopo pagina, a inquadrare meglio quale poteva essere il mio contributo.

Ad un certo punto c’è un titolo di un articolo di Don Luigi che ci rivela sinteticamente la linea del suo impegno: “Presenti senza paura“.

L'articolo citato dal dr. Larghi

Non bisogna pensare che si tratti di una affermazione sfacciata o tracotante, al contrario è un invito caldo, appassionato. Ci ammonisce infatti Don Luigi:

Troviamo persone che non hanno il coraggio di dire fino in fondo quello che pensano su cose scottanti.

E così, con questa premessa e con questo proposito nel cuore il nostro autore si è trovato subito in prima linea in battaglie epocali, in particolare su tematiche come quella del dibattito, sarebbe forse meglio dire lo scontro, che ha preceduto e accompagnato la legge 194 sull’aborto.

E questa è la chiave di lettura del libro e non solo sul tema dell’aborto ma ogni volta che nel dibattito pubblico veniva messa in discussione, in pericolo, la vita e ogni volta che occorreva far emergere i diritti dei più fragili.

Un invito incessante, accorato, ad essere presenti.

Poi la storia è andata come sappiamo, la legge 194 è stata approvata e il successivo referendum l’ha confermata. Nei giorni successivi all’esito del referendum don Luigi commentava:

Non vogliamo ritenerci sconfitti: non possiamo e non dobbiamo, perché il campo da coltivare con pazienza si presenta ancora più arido di quanto non apparisse (22 maggio 1981, p.246)

E più avanti: Cerchiamo allora segni di speranza e operiamo per moltiplicarli e seminarli a nostra volta … sicuri che questo coraggio renderà feconda anche la storia di questi giorni.

Un messaggio, un seme che non si è perso nel vento.

il dr. Andrea Larghi

In questi giorni, a quarant’anni di distanza, si fanno le statistiche sull’applicazione della legge 194.

Così veniamo a conoscere che, in Italia, nel 2016 il numero di IVG è stato pari a 84.926.  Un dato che è in diminuzione (pensate che nel 1982 il numero era di 234.801) anche il numero di ivg per 1.000 nati vivi è in calo. Così come diminuisce il numero di IVG per 100 donne tre i 15 e i 49 anni.

Sono dati della relazione del Ministro della Salute che è stata presentata poco più di un mese fa. La relazione continua poi dando conto delle caratteristiche delle donne che fanno ricorso all’IVG. Sui tempi di attesa sui dati dell’obiezione di coscienza.

L’occasione del quarantesimo anniversario porta poi a fare considerazioni più generali. Testualmente così viene riferito dal ministro

l’analisi dei quaranta anni di applicazione della legge 194, effettuata dall’Istat, conferma il calo costante dell’abortività in Italia, anche nell’analisi longitudinale delle generazioni. La diminuzione di donne in età fertile e il calo della loro fecondità, i cambiamenti importanti per la nuzialità, la condizione occupazionale delle donne e la loro maggiore autonomia nelle 9 scelte riproduttive, la separazione netta fra sessualità (sempre più precoce) e genitorialità (sempre più tardiva) che fa aumentare il periodo di tempo in cui si vuole evitare una gravidanza: all’interno di questi fattori, principalmente, è stata collocata la lettura dell’abortività volontaria in Italia, dalla quale emerge che non è mai diventata un mezzo di controllo delle nascite, nonostante gli importanti cambiamenti generazionali avvenuti. Le giovanissime (15-20 anni) delle generazioni più recenti sono l’unico gruppo per cui si è verificato un (lieve) aumento del ricorso allIVG, fenomeno che sta comunque rientrando e che si presenta a livelli inferiori rispetto a molti Paesi occidentali. Lo stare a lungo in famiglia, in Italia, può rappresentare una sorta di “protezione” da quei comportamenti rischiosi che portano a concepimenti indesiderati.

i relatori dell'incontro di Varese

Ma ascoltiamo ancora don Luigi:

La prima condizione è sottrarre il dramma dell’aborto alla sua inquietante riduzione burocratica.

Sono parole del 1979, in un editoriale che aveva come titolo questa domanda “Burocrazia e aborto: Verso l’assuefazione?” (11 maggio 1979, p.219)

Vedete come il richiamo di don Luigi può essere molto attuale.

E tornano così quelle parole calde: “Presenti senza paura”. Ecco ci sono oggi persone che hanno raccolto l’invito. Lo dicevo prima: il seme non si è perso nel vento.

Il bilancio di quasi dodici anni di esistenza di uno sportello del Centro per l’aiuto alla vita nella struttura dell’Ospedale del Ponte di Varese ci dice che 384 mamme hanno scelto di portare a termine la loro gravidanza dopo l’incontro con i volontari.

Nell’Evangelium Vitae Giovanni Paolo II parlando degli operatori sanitari, ricomprendendo sia chi dedica l’attività professionale sia i volontari, “custodi e servitori della vita umana”

E la nuova carta degli operatori sanitari pubblicata lo scorso anno dal Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari si apre con queste parole: “L’attività degli operatori sanitari è fondamentalmente un servizio alla vita e alla salute, beni primari della persona umana”.

In uno dei suoi primi messaggi Don Luigi si esprime così:

Noi non dobbiamo né scoraggiarci per questo fosco quadro, né accogliere ingenuamente con superficialità facilona i segni di cambiamento, né rimanere distratti o addirittura ostili di fronte all’emergere di una nuova coscienza. Al suo primo apparire occorre unire gli sforzi per farla emergere completamente anche se può determinare scossoni rilevanti nell’attuale assetto socioculturale, anzi direi che quest’ultima considerazione dovrebbe far da stimolo.

Chi pensa di avere tutto assicurato viene certo colto di sorpresa e non si vorrà arrendere, anche se l’evidenza dei fatti è palmare. “Sta in mezzo a voi uno che non conoscete” leggiamo nel Vangelo. Stanno in mezzo a noi persone con messaggi nuovi e specifici che già portano la Nuova Umanità nella fragilità dei loro stessi limiti e difetti, coscienza nuova che viene avanti e cresce pur contraddetta e disattesa. A noi accogliere, unire, favorire… perché quello che è piccola fiamma diventi fuoco divampante che purifica il vecchio cuore dell’uomo. A noi creare spazio alla freschezza di chi si offre libero e povero, forte della sua coscienza che proclama e vive la pace. E’ significativo che il cristianesimo, quando è veramente incontro personale col Signore che viene, sia in grado di generare uomini di pace, di giustizia. e, uomini capaci di libertà interiore fino a vivere secondo le leggi che sono dono dello spirito nella consacrazione di sé : vergini, Cioè non appartenenti a nessuno se non a Dio per il mondo nuovo che vuole costruire con la sua venuta. non è sufficiente essere ottimi conoscitori dei fatti e neppure diagnosticare soluzioni contingenti il credente se ne lascia coinvolgere e portare.

(7 dicembre 1973 p.72)

Trovo questo articolo come una specie di manifesto, scritto dal giovanissimo Don Luigi che da pochi mesi aveva assunto l’incarico di dirigere “il Resegone”,

E’ una ragionamento molto forte e ricco di spunti, appassionato, mi ha fatto pensare che molte riflessioni che l’autore ha proposto ai suoi lettori siano il frutto di un lavoro interiore profondo.

Arrivato all’ultima pagina del libro ne ho avuto la conferma.

Quando Don luigi, nel congedarsi dai suoi lettori dice;

Non nascondo loro di aver cercato di assolvere questo aspetto delicatissimo del mio dovere con un più approfondito scrupolo di documentazione e anche con una più intensa preghiera.

Ecco, tornando all’articolo del 7 dicembre 1973 (tempo d’avvento) c’è una parola centrale che viene evocata riprendendola dal Vangelo.

“Sta in mezzo a voi”

Che bello questo richiamo.il dr. Andrea Larghi

Dentro qui si esprime il compito dei volontari (delle volontarie) dello sportello di aiuto alla vita.

Sta: in greco il verbo è “istemi”, non è stare immobili, è stare saldi, essere veramente presenti.

Nella piccola area ricavata nel transetto della chiesina dell’Ospedale Del Ponte ( o a Malnate e in cento altri luoghi) la gran parte del tempo le volontarie lo passano senza incontrare nessuno, ma restano salde, ben presenti, determinate, pronte a sprigionare la loro capacità di prendere posizione coerente, profonda, competente e insieme umile, disposte ad accettare che il loro sforzo venga posto totalmente a servizio delle persone fragili che incontreranno.

Forse è proprio questa la vittoria di don Luigi.

 

Andrea Larghi.

7 febbraio 2018. Sala Borghi Istituto De Filippi. Varese.