“CHE RAPPORTO C’È?”

10 maggio 2020

Nessuna cosa esiste per se stessa. Se esiste ha un posto e una relazione o anche più relazioni.
Anche le dimensioni e le dinamiche della vita e della esperienza di ciascuno di noi sono dimensioni e dinamiche di relazioni, più o meno profonde, più o meno significative, ma relazioni.

Il problema dentro il tempo che ci è dato sta nel riconoscere ogni cosa e dimensione con una consapevolezza e una profondità che permettono di riconoscere e costruire una armonia significativa, umana.

In questo tempo di pandemia si sono spezzate o impedite o stravolte cose e situazioni e dinamismi a cui eravamo abituati e che adesso, di fase in fase, dobbiamo ricuperare e ricomporre.

Siamo chiamati però a non tornare semplicemente come prima, perché di fatto è impossibile, ma piuttosto a ricomporre un equilibrio o un ordine di significati che rispondono a criteri diversi, priorità prima impensate, dimensioni nuove urgenti e che toccano tutti gli aspetti della nostra esperienza.

Per esempio il rapporto tra generazioni, il rapporto tra vita salute malattia cura guarigione morte, il problema delle risorse e dei posti di lavoro, come riaprire, ripartire, ricomporre, come imitare e moltiplicare gli esempi di generosità e dedizione, come snellire e azzerare i tempi costosi e amplificati dalla burocrazia, come e cosa condividere e quale modello di comunità, di società, privilegiare perché tutto serva a dare maggiore equità e giustizia per la ricostruzione della casa comune col gravissimo problema del lavoro, della scuola, della salute.
Necessita il coraggio di impegnarci a diventare diversi da come eravamo.

Dentro tutto questo la presenza dei cristiani, discepoli di Gesù e quindi testimoni del Vangelo, oltre ad avvertire che si è partecipi di tutto quanto è accaduto, si è anche chiamati ad essere servitori di un processo capace di dare più umanità a tutto e per tutti.

Questo compito o questa missione o testimonianza come dir si voglia, per essere anche frutto della presenza di cristiani nella società che cambia radicalmente, esige che anche i cristiani, in dialogo con tutti, riordinino e rendano più luminosa e convincente la forma della loro presenza.

Sarà una presenza più pragmatica per essere più efficace? Oppure sarà più capace di dire nei fatti il Vangelo vivente che è Gesù come un fermento di novità vera? Ma come può diventare sempre più così la presenza dei cristiani? Non si improvvisa una presenza così qualificata e motivata!

Da dove scaturisce e come si nutre la formazione di figure di testimonianza coraggiosa e umile insieme, caratterizzata da coerenza, coraggio, dono di se’ per il bene di altri?

Può avvenire questo senza attingere alla parola di Dio? Certo che no.

E la messa? Non è un optional per chi ha tempo, non è alternativa alla testimonianza della carità, anzi ne è la fonte che la genera, nutre, purifica, trasforma, sapendo che c’è un nesso inscindibile e dinamico tra eucaristia e chiesa e quindi con tutta l’umanità.

La chiesa infatti fa, celebra l’eucaristia, ma l’eucaristia rinvigorisce la chiesa per essere realmente comunione fraterna, solidale e generosa, riconoscendo in modo chiarissimo che il Corpo di Cristo crocifisso, morto, Risorto, vivente, è presente sacramentalmente nell’eucaristia e viene riconosciuto, amato e servito nella concreta e sofferta condizione di tanti fratelli e sorelle nella sofferenza, fragilità, malattia…
Chi riceve la comunione ascolta “Il Corpo di Cristo” e riconosce che tutta la sua stessa vita è vita di un membro del corpo di Cristo.

Non possiamo vivere senza l’eucaristia, non possiamo ricevere l’eucaristia senza che diventiamo anche noi corpo spezzato, donato per raggiungere tutti con lo stesso amore si Cristo.

La dimensione sacramentale non è un rituale esteriore o irrilevante, ma dimensione originale e costitutiva perché non manchi e non si indebolisca la forma concreta della carità, impronta inconfondibile del popolo di Dio in cammino in tutti gli ambiti di vita, di sofferenza, di fatica, di rinnovamento, cambiamento…il futuro viene perché viene il Signore a fare anche di te un piccolo ma prezioso segno credibile di lui, nella sua chiesa, nel popolo di Dio.

Una chiesa che ha sempre più la forma bella frutto dell’eucaristia!
Così comprendiamo che non possiamo vivere senza eucaristia, ma anche che dobbiamo vivere fino in fondo il mistero di amore che è la messa, non solo andare a messa.

Diamo la vita per rendere bella questa forma di chiesa!

† Luigi Stucchi

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