IL RESEGONE

(La voce di un territorio e della sua gente)

Questo excursus storico è sostanzialmente tratto da una scheda che era presente sul sito internet ufficiale del settimanale: http://www.resegone.it. Oggi il sito non è più attivo. A parte la nuova impaginazione delle parti, sono state anche inserite immagini* originariamente assenti.

 

Quando con la data del 17-18 febbraio 1882 uscì il primo numero del Il Resegone la città di Lecco era cresciuta a tal punto da riflettere, nelle sue componenti ideologiche, le contraddizioni, le tensioni, i disagi che caratterizzavano la situazione italiana più generale.
Le forze politiche che si contendevano il campo erano sostanzialmente tre: la liberale, la radicale-democratica e la cattolica. Il partito liberale, in un centro attivo di vita industriale e commerciale, raggruppava e rappresentava gli industriali e i grossi commercianti.
A livello nazionale il partito liberale stava crescendo in corrispondenza al progressivo affermarsi della società industriale. In città i liberali ebbero il predominio incontrastato fino al 1881. Fu in quell'anno che alle elezioni municipali si presentò una "lista di protesta" che chiedeva la revisione dei bilanci delle precedenti amministrazioni dal 1850 al 1881.
Ai liberali si contrapponeva un partito radicale-democratico che raggruppava varie forze dell'estrema sinistra: garibaldini, repubblicani, radicali e socialisti. Il nucleo più antico era costituito dai garibaldini, molti dei quali avevano preso parte alle battaglie risorgimentali; in esso confluirono tutti le componenti di quel mondo di tradizione laica e anticlericale che era molto consistente a Lecco. Dopo l'affermazione del 1991 e la netta vittoria del 1895, il partito radical-democratico ebbe una totale supremazia in Comune, supremazia che si protrarrà fino a tutto il periodo giolittiano. Quanto ai cattolici, il "non expedit" papale definito da Leone XIII nel 1881 "vero e proprio divieto per i cattolici a partecipare all'attività politica" costituiva un impedimento assoluto per ogni eventuale organizzazione politica. Esisteva in Lecco solo un Comitato Parrocchiale fondato nel 1879, il cui statuto è conservato nell'Archivio Plebano di Lecco. Il Comitato è definito un "nucleo di persone francamente e operosamente cattolico riunito in una parrocchia sotto la guida del parroco, per attuare le deliberazioni dei comitati superiori e per procurare di far rifiorire la vita cristiana nei Comuni, nelle famiglie, negli individui" (Il Resegone, 17-18 marzo 1882).
Presidente del Comitato era don Giuseppe Cavanna: coadiutore della prepositurale di San Nicolò che sarà per un decennio un chiaro e fermo punto di riferimento per ogni attività sociale.

Ma i cattolici non disponevano delle strutture politiche che possedevano invece gli altri partiti; soprattutto mancava loro un organo ufficiale di stampa che li rappresentasse e desse loro voce politica. I cattolici, inoltre, si presentavano profondamente divisi in intransigenti e transigenti. Le divergenze non erano solo politiche, ma filosofiche e teologiche. L'aspetto più appariscente era il diverso atteggiamento dei cattolici di fronte all'unità d'Italia e alla "questione romana". Gli intransigenti nella rivoluzione nazionale vedevano un portato dell'ideologia laicista, anticattolica e addirittura anticristiana: rifiutavano pertanto ogni contatto o compromesso con lo Stato, organizzando una società separata e distinta da quella liberale (con propri giornali, scuole, società di mutuo soccorso, casse rurali). Lo stato laicista, accentratore nemico della chiesa, non meritava che lotta senza mezze misure. Gli intransigenti facevano capo a monsignor Pietro Galli, prevosto della città (1862-1902). I transigenti, invece, vedevano nel risorgimento un processo di natura squisitamente politica. Erano portati a non isolarsi dalla cultura laica, dalle istituzioni e dalla società civile, semmai erano inclini a ricercare forme di collaborazione con i liberali moderati per consolidare il nuovo stato e liberarlo da infiltrazioni anticristiane. Capo riconosciuto del gruppo conciliatorista era a Lecco l'abate, scrittore e geologo don Antonio Stoppani. A Stoppani si rimproveravano da parte degli intransigenti le sue idee rosminiane. In lui vedevano il docente allontanato dal Seminario per le idee che professava. A sua volta lo Stoppani in un opuscolo affermava "che non si può ottenere vittoria sugli increduli, se non la si ottiene prima sui falsi credenti". Questi - per lui - erano in primo luogo e massimamente coloro che, "professando il Cristianesimo e pretendendosi difensori e propugnatori della sua integrità cattolica, hanno e manifestano il gusto, come il bisogno, della divisione e della discordia e non pare loro vero di attizzarla e mantenerla".
La necessità di avere uno strumento per controbattere da una parte l'azione insistente e aggressiva del laicismo e dell'anticlericalismo locale, e, dall'altra, di smantellare le posizioni dei transigenti, fece maturare l'idea tra gli intransigenti di fondare un proprio foglio, destinato a Lecco e al circondario. Nacque così il Resegone. L'editoriale di apertura è steso dallo stesso don Cavanna, il primo direttore. Sono date, in uno stile sobrio e robusto: le motivazioni, il programma e l'impaginazione. Le motivazioni sono tre: l'imperioso bisogno che pur ogni giorno si fa più potente di sapere e conoscere come si vadano svolgendo i gravi problemi sociali; l'interesse dettato dall'andamento politico d'Europa e più che tutto dalla questione romana alla quale fan capo pressoché tutte le questioni sociali dei singoli stati: sfrenata licenza di una stampa che tutto svisa, per suscitare funestissimo l'odio contro la religione e depravare sempre più la società, già precipitata in un abisso di corruzione. Il programma del nuovo giornale è così sintetizzato: verità nei fatti, rettitudine e giustizia nei principi, la religione a base e a fondamento di tutto. L'impaginazione: il giornale darà notizie politiche e commerciali, un'appendice onesta e dilettevole e una cronaca con notizie varie e interessanti. Don Cavanna aggiunge una dichiarazione di metodo: "Intransigente su quanto riguarda la verità e la giustizia, non scenderà mai a polemiche, ritenendo per sé più che sufficiente lo smascherare l'errore, senza entrare in lotte il più delle volte inutili e a tal fine anco odiose". Lotte invece ce ne furono: anche se non è facile distinguere quelle in cui il giornale entrò consapevolmente da quelle in cui fu trascinato.
Nel numero del 29-30 gennaio 1886 il corpo redazionale tentò di tracciare un consuntivo dei primi quattro anni di vita del periodico. "Nel campo giornalistico dove ad ogni passo si incontrano delle tombe di effimeri, quattro anni di vita sono già un buon risultato". Dopo questa constatazione, un commento essenziale e un proposito serio. "Non mancarono, è vero, sul suo cammino spine e dispiaceri: ma dove non se ne incontrarono? Non promise molto: il poco lo mantenne. Se cercò di far del bene nel passato, cercherà di farlo in avvenire, migliorando sempre. Questo il suo proposito". I fondatori, o per umiltà o per un senso di sano realismo non pensavano certo che l'avvenire del giornale avesse potuto raggiungere nientemeno che il Duemila. Nè immaginavano la difficoltà e la fatica che incontriamo noi oggi nel dover ripercorrere un periodo tanto lungo e complesso nello sforzo di individuare, sotto i cambiamenti dei tempi, l'evoluzione delle idee e della dottrina, alcuni motivi di fondo, alcune direttrici costanti, alcuni temi fondamentali e coerenti con l'ispirazione e il programma originario.

I criteri ai quali si può ricorrere per una suddivisione in periodi della storia così lunga del Resegone possono prestare il fianco alla critica di approssimazione o di inesattezza. È comunque possibile una suddivisione degli oltre centovent'anni di vita del Resegone in questi periodi:

1882-1918 > Gli anni che comprendono gli inizi battaglieri di don Cavanna e il successivo periodo di "tregua" con Piero Corti. Dal 1986 un periodo di radicamento del giornale nel territorio, una maturazione di cultura e di impegno, guidata dalla figura e dall'opera di don Giambattista Scatti.

1918-1960 > Un periodo lungo che comprende l'avvento del fascismo, la seconda guerra mondiale, il dopoguerra che vede protagonista al giornale Edmondo Verga.

1960-2007 > Inizia con il ritorno della testata all'autorità ecclesiastica, prosegue con un totale rinnovamento dell'assetto amministrativo e della linea pastorale. Dal 1991 passaggio della direzione ai laici e progressiva crescita professionale della redazione, insieme con l'avvento delle nuove tecnologie informatiche.

 

* per le immagini riferimento principale è stato il supplemento del "IL RESEGONE" pubblicato nel 1982 in occasione del suo centenario.