Agosto 2012

ESERCIZI SPIRITUALI

per le Sorelle della Parrocchia

predicati da S. E. Mons. Luigi Stucchi

Tema: “STARE NEL CAPITOLO 6° DI GIOVANNI

 

Mercoledì 15 agosto – meditazione del mattino

“Due piccole sottolineature introduttive, cioè relative alle disposizioni che vogliamo da subito vivere, con cui disporsi a questo esercizio spirituale. La prima è una disposizione di pace. La preghiera di compieta contiene questo sguardo e questa invocazione rivolta al Signore: perché il tuo servo vada in pace secondo la tua Parola. Noi vogliamo disporci per sperimentare quella pace che accompagna, anche nella lotta e nella disciplina spirituale e come frutto di questa, il cammino dei discepoli di Gesù…”

 

Mercoledì 15 agosto – meditazione del pomeriggio

“Dopo il canto ‘Un solo spirito’: “… questo canto mi sembra scelto proprio per quello che dobbiamo lasciar dire al Signore in questi giorni, perché ci porta là dove agisce il Signore, e come agisce il Signore. Se rimarrete in me il Padre mio vi darà una forza che non muore mai. Quindi la questione di fondo è rimanere in Lui. Lo Spirito Santo in voi parlerà di Me. Sarà lui a guidare, a muovere da dentro. Cantiamo altro da noi che però è diventato perdono per grazia della nostra stessa vita. L’amore che ci unisce cantiamo…”

 

Domenica 19 agosto – meditazione introduttiva

“La prima preghiera della messa di oggi: essere attenti e docili alla voce interiore dello Spirito perché ogni nostra parola concordi con la sua verità e ogni atto si conformi al suo divino volere. La parola e l’atto: già far coincidere ogni parola e ogni atto è un traguardo grande, è una tappa significativa, far concordare ogni parola con la verità di Dio, e ogni atto, ogni decisione, reso conforme al divino volere è compimento della vita spirituale, significato della vita vera, umanamente vera … Possiamo tenere questa breve, sintetica preghiera come un segnale che ogni giorno ci può condurre all’essenziale…”

 

Lunedì 20 agosto – seconda meditazione

“… riprendiamo dal versetto 16 lasciandoci introdurre un po’ dal canto e un po’, ancora di più, dal brano della lettura breve che abbiamo appena ascoltato. Dal canto “di Te ci fidiamo e avremo la luce”: due cose fondamentali, ci fidiamo e avremo la luce; vuol dire che la luce non è sempre a portata di mano, non è sempre chiara ai nostri occhi, così che i nostri sensi la vedano, la misura dei sensi. Solo fidandoti di un altro, fidandoti del Signore Gesù, seguendolo anche quando la luce non è immediata, accade quello che ha detto l’ultima strofetta del canto …”

Giovanni

Lunedì 20 agosto – Omelia della Santa Messa

“Possiamo dire, ringraziando e lodando, che il Signore ci ha dato molto e, proprio perché ci ama, ci chiede e chiederà molto. Curare l’autenticità della nostra fede per servire la fede degli altri è una questione centrale in questo momento. Allora seguiamo anzitutto l’atteggiamento di un credente che riconosce il Signore, che chiede perdono al Signore. È Neemia: riconosce il Signore, Dio del Cielo, Dio grande e tremendo, riconosce la fedeltà di Dio, che mantiene l’alleanza , la fedeltà con quelli che si amano, osservano i suoi comandi, e chiede che, orecchio del Signore, i suoi occhi seguono la sua vicenda, per ascoltare la preghiera del suo servo. E che cosa dice? Chiede perdono, confessa i peccati, anzi, più esattamente, dice ‘io prego ora, confessando i peccati, la mia preghiera è preghiera di pentimento, di confessione’. È la preghiera stessa che prende questa forma …”

 

Martedì 21 agosto – seconda meditazione

“Alla luce del piccolo brano della lettera ai Colossesi, ‘e piacque a Dio far abitare in Cristo ogni pienezza’, vuol dire che i passaggi che sono dentro il capitolo VI di San Giovanni sono, ogni volta, una presa di coscienza in più in ordine a Cristo per poterlo poi riconoscere veramente per quello che è, e quindi con il rapporto che ne consegue. Ma se già è piaciuto così a Dio, se il disegno è questo, noi, pur con passaggi diversi, faticosi, sorprendenti anzi, non faremmo altro che riconoscere quello che è già precisamente la nostra vita; ad ogni passaggio si scopre, si mette a fuoco, ci si rende conto. Però questa progressiva consapevolezza non crea qualcosa di nuovo, riconosce quello che esiste già in rapporto con noi…”

 

Mercoledì 22 agosto – prima meditazione

“Noi diventiamo testimoni di luce. Ma come? Chi ti rende così? Quali scelte per questo? … In questa sequenza vorrei porre alcune domande che riprendono le due ultime domande di ieri pomeriggio, domande che, sulla scia del canto, potrei formulare così: per essere testimoni di luce, è necessario che ci troviamo in una situazione ideale? Quante volte la sogniamo ma, in tanto in quanto noi stessi la sogniamo, ne allontaniamo l’esistenza, diventiamo noi stessi schermo, ostacolo al miglioramento della situazione concreta. Perché la certezza che il Signore Gesù agisce come pane di vita, dipende da Lui e dalla fede in Lui, e non dalla condizione ideale, più o meno favorevole, …”

 

Mercoledì 22 agosto – seconda meditazione

“Stavo considerando la conclusione del capitolo sesto, soprattutto riguardante la scelta di Gesù: ‘non sono forse io che ho scelto voi, i dodici, eppure uno di voi è un diavolo’. Questa riflessione era dentro di me quando è iniziato il vostro canto, che mi ha accompagnato e addirittura ha amplificato il pensiero che stavo facendo. Gesù confida, e conferma, che la scelta dei dodici è stata sua. Nessuno escluso, tutti compresi, ciascuno per nome, eppure, uno di voi è un diavolo. E il riferimento, commenta l’evangelista, è a Giuda, parlava di Giuda: costui infatti stava per tradirlo, e ancora, commenta l’evangelista facendo eco immediata della parola stessa di Gesù, ‘ed era uno dei dodici’.”

 

Mercoledì 22 agosto – omelia della Santa Messa

“Con Dio noi faremo meraviglie. Si può forse discutere questa certezza? Può forse dare spazio a qualche dubbio questa affermazione? Certo che no. Altrimenti Dio non sarebbe Dio. Ma com’è questo Dio con il quale faremo meraviglie? La questione di Dio è la questione più vitale per l’uomo. Abbiamo appena sentito, dalla prima lettura, che il nostro Dio combatterà per noi. La lettura è molto antica, molti la sottoscriverebbero ancora oggi, o perlomeno non bisogna andare indietro molto tempo per ritrovare certezze organizzate in questo senso. Ma noi sappiamo, educati dalla parola del Signore e dal Magistero della Chiesa, che noi non possiamo sottoscrivere un’affermazione, una certezza di questo tipo con Dio che combatterà per noi …”

Giovanni

Venerdì 5 ottobre – omelia della Santa Messa

“Proviamo a portare qui, in questa Eucaristia, tutto quello che a noi preme, tutto quello che è bello ai nostri occhi, tutto quello che ci piace dentro le nostre comunità, sia come edifici, luoghi di culto, sia come abitazioni, sia come idee, progetti. E anche personalmente, non solo per le nostre comunità, quello che ci sta più a cuore, quello che ci preme di più, quello per cui spendiamo maggiormente il nostro tempo … vi lascio un attimo di silenzio per portare qui, dentro questa Eucaristia, questi affetti, non come un elenco ma almeno ciò che è più in evidenza o, se volete, proprio al contrario, è più nascosto. Evidentemente, quando diciamo ‘ciò che è più nascosto’ non parliamo più di luoghi, edifici, parliamo di quando noi siamo legati, quanto ci prende dentro …”

 

Sabato 6 ottobre – meditazione

“La questione fondamentale è sempre questa: insegnaci ad amare, lasciamoci amare, diffondiamo l’amore che riceviamo. Ma bisogna trovare, in ogni tempo, la forma, il passaggio, la condizione per cui in un giorno di memoria e stupore la Parola è presente, si fa corpo di Figlio perché questo, il farsi corpo del Figlio, è il principio rivelatore dell’Amore. L’Amore viene prima, viene dalla stessa generazione eterna del Figlio, ma quando il figlio prende corpo abbiamo appena cantato ‘per tutti annuncio d’amore’. Come si arriva lì, come si riprende da lì … possiamo rispondere ad alcuni passaggi graduali mettendo a frutto lo sviluppo della riflessione, ma anche un po’ il contributo prezioso di alcuni interventi di questi giorni…”

 

Per comodità di chi volesse approfondire la riflessione, proponiamo di seguito il testo completo del sesto capitolo del Vangelo di Giovanni

Vangelo di Giovanni – Capitolo 6

  1. LA PASQUA DEL PANE DI VITA (NUOVO RIFIUTO DELLA RIVELAZIONE)

La moltiplicazione dei pani

[1]Dopo questi fatti, Gesù andò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, [2]e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva sugli infermi. [3]Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi discepoli. [4]Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. [5]Alzati quindi gli occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». [6]Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva bene quello che stava per fare. [7]Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». [8]Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: [9]«C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». [10]Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. [11]Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero. [12]E quando furono saziati, disse ai discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». [13]Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.

[14]Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, cominciò a dire: «Questi è davvero il profeta che deve venire nel mondo!». [15]Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.

 

Gesù raggiunge i discepoli camminando sul mare

[16]Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare [17]e, saliti in una barca, si avviarono verso l’altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. [18]Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. [19]Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. [20]Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». [21]Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.

 

Discorso nella sinagoga di Cafarnao

[22]Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti. [23]Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberìade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. [24]Quando dunque la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù. [25]Trovatolo di là dal mare, gli dissero: «Rabbì, quando sei venuto qua?».

[26]Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. [27]Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà. Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo». [28]Gli dissero allora: «Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?». [29]Gesù rispose: «Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato».

[30]Allora gli dissero: «Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? [31]I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo». [32]Rispose loro Gesù: «In verità, in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero; [33]il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». [34]Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». [35]Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. [36]Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. [37]Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, [38]perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. [39]E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. [40]Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno».

[41]Intanto i Giudei mormoravano di lui perché aveva detto: «Io sono il pane disceso dal cielo». [42]E dicevano: «Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?».

[43]Gesù rispose: «Non mormorate tra di voi. [44]Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. [45]Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. [46]Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. [47]In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

[48]Io sono il pane della vita. [49]I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; [50]questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. [51]Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

[52]Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». [53]Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. [54]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. [55]Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. [56]Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. [57]Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. [58]Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

[59]Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. [60]Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: «Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?». [61]Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: «Questo vi scandalizza? [62]E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? [63]E’ lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita. [64]Ma vi sono alcuni tra voi che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. [65]E continuò: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio».

[66]Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.

 

La confessione di Pietro

[67]Disse allora Gesù ai Dodici: «Forse anche voi volete andarvene?». [68]Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; [69]noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». [70]Rispose Gesù: «Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!». Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.

Giovanni