“Ma tu … non vieni con me?”

In memoria di un amico

2 aprile 2020

 

“Ma tu….non vieni con me?”
Sono queste le ultime parole che un uomo dice alla sua sposa, mentre persone, che stanno rischiando la loro stessa vita nel loro delicatissimo lavoro, lo portano in ambulanza da casa in ospedale, senza ritorno.

La sposa risponde con un grido struggente perché non può fare proprio quello che invece più vorrebbe dal profondo del cuore: “Non posso…non posso !” e resta sola, figlie, generi, nipoti, amici, lontani, in attesa di poter riabbracciare, o almeno rivedere, o forse sussurrare solo con gli occhi e la presenza: “Sono venuta !” per un ultimo abbraccio.

E invece no, invece nulla ! Solo, ma è tanto, medici che ad ogni richiesta, delicatamente, come fratelli e sorelle, come gente di casa, raccontano, aggiornano quello che accade come in una terribile inquietante altalena ad ogni piccola variazione di dati.

Il tempo si è fatto breve, eppure i minuti valgono come giorni.
Le parole sono trattenute dal silenzio, talvolta trasformate in preghiere o ridotte a lacrime incontenibili eppure segno inconfondibile di una storia di amore, umana, vera, profonda.
Chi conosce attesta perché sa!

Come si riannoderà quanto vissuto in una impegnativa sequenza di anni ? Che cosa resterà?

Senza un funerale, una celebrazione, senza parenti e amici che sarebbero anche tanti…senza! Solo lui, terminati i suoi giorni, le sue fatiche, le sue tante preghiere, le prove della sua esistenza.
Lui, sotto un piccolo ceppo, una pietra dura, una nuda croce…sui monti in un orizzonte bellissimo e sconfinato, che sembrano volere custodire tutto e offrire tutto per una nuova definitiva primavera.
E lei, a dire in silenzio, “sono qui” e attendere un abbraccio mancato nel momento più drammatico.
Un prete prega e benedice. Un piccolo cimitero dove tutti si conoscono.

È finita una storia!? Si? No? Non siamo in uno spettacolo o per una scommessa o alla ricerca di cose sensazionali ad effetto.

Siamo dentro un mistero di luce e di vita. Da una croce lontana viene ancora l’eco di una promessa sempre attuale: “Oggi sarai con me in Paradiso” e quindi “Vieni, servo buono e fedele”.
È la tua ora. È il Signore che abbraccia.

Anche la dura pietra di questo cimitero sui monti, che già fa posto a chi ha gridato “non posso” si spaccherà, si aprirà e tutto griderà e canterà la vita per sempre.
Ecco: i due saranno una carne sola. Lo Spirito e la sposa dicono: vieni!

In memoria di un amico da più di 50 anni, ma emblema e senso di tante vicende simili.

† Luigi Stucchi

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