“Eppure ci ama”.

5 aprile 2020

 

“Una contemplativa, nel terribile tempo della seconda guerra mondiale, nel maggio 1941 scriveva: “Eppure il Signore ci ama e deve essere un mistero d’amore questa immensa somma di dolore che chiede alle sue creature”.

La domanda allora viene spontanea: sarà proprio Dio stesso a chiedere alle sue creature di soffrire tanto ?
Io penso che Dio non chiede di soffrire, Dio non moltiplica i pesi che ci troviamo sulle spalle o le angosce che abitano il nostro cuore.

Colui che ci ha pensati e fatti a sua immagine e somiglianza vuole, dentro le complessità e le prove della nostra esperienza, che ci comportiamo ad immagine e somiglianza sua e diventiamo ogni giorno sempre più capaci di amare come ama Dio stesso.

Il suo amore è talmente profondo, senza misura, da essere capace di colmare i nostri cuori, purificare le nostre intenzioni, santificare i nostri giorni, anche quelli più pesanti e dolorosi.

Dio che si è rivelato e donato in Cristo Gesù, facendosi conoscere come Padre e chiedendoci per questo di riconoscerci tutti come fratelli e sorelle, perché figli suoi, ci raggiunge con la sua parola di vita nella potenza del suo Spirito perché ci comportiamo come Gesù, nella pienezza e drammatica bellezza della sua Pasqua.

È questo il grande mistero d’amore di cui parla questa sorella contemplativa, amore che supera anche “questa immensa somma di dolore” che coinvolge e stravolge spesso la vita di tante, tantissime persone.

Se il dolore ci impedisce di vedere l’amore siamo perduti, se invece riusciamo a guardare anche il dolore dal di dentro di questo incommensurabile mistero di amore, siamo salvi, vediamo la luce, ritroviamo il senso di tutto e la speranza per tutti.

Riuscirà la Pasqua di questo anno, Pasqua che viene celebrata nelle nostre chiese senza la presenza fisica del popolo di Dio, ma per tutto il popolo di Dio che dimora nelle nostre case, nelle nostre città, nei nostri ospedali, nelle nostre prove e tensioni, addirittura celebrata per tutta l’umanità, a farci ricominciare dall’amore per trasformare anche il dolore?

La risposta la possiamo dare ciascuno personalmente, nel senso di mettersi in gioco con tutto il cuore, e insieme, nel senso che nessuno deve restare fuori dai processi che stiamo vivendo, soffrendo, affrontando, toccando tutte le dimensioni della nostra esperienza umana.

Quando la nostra sorella scriveva questi pensieri così profondi, io ero ancora nel grembo materno, ignaro, eppure già partecipe e destinato a diventarlo sempre di più.

Per questo posso scrivere e così raggiungo anche te.

Auguri pasquali con la speranza che nasce dall’amore vero.

† Luigi Stucchi

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