PERCHÉ CONTRAPPORSI TRA FRATELLI E SORELLE?

13 ottobre 2020

Perché contrapporsi tra fratelli e sorelle? Addirittura tra fratelli e sorelle che hanno la stessa fede e invece sembrano voler fare a gara per dimostrare chi è più cristiano dell’altro.
Che cosa ne consegue? Un inasprimento delle posizioni, una stima sempre più negativa della controparte, una complicazione di stile e a volte anche degenerazione di stile.

I cristiani possono essere vivaci nel confronto e talvolta è anche necessario esserlo, ma vivaci vuol dire confrontarsi con chiarezza e motivando, ma non guardare con occhi negativi o addirittura con pregiudizio il fratello che si è ridotto o è stato ridotto solo ad essere una controparte sulla scena del confronto.

Nella comune esperienza della fede cattolica, o quantomeno dichiarata come tale, ci si può trovare ad abitare campi diversi che diventano facilmente e pesantemente avversi, a tal punto che quello che dovrebbe essere il comune e condiviso riferimento alla dottrina sociale della chiesa viene in realtà schiacciato e scardinato dentro la logica degli schieramenti, che talvolta generano anche pregiudizi quasi insormontabili.

Diversi e avversi tra cattolici e cattolici a volte, non semplicemente tra cattolici e chi sceglie altre visioni della vita.

Perché si deve vedere scrollare la testa nei confronti del coraggio di chi rende la propria famiglia degna di essere qualificata numerosa?

Perché si tace dentro il dramma dell’aborto? Quasi con assuefazione, non come approvazione, certo, però un silenzio eccessivo e generalizzato, perché si ritiene ci siano cose più importanti, può anche diventare di fatto una tacita complicità.

Perché si critica Papa Francesco per la sua ultima enciclica, non accorgendosi che proprio questa, già nel titolo, altro non è che il coraggio di richiamare in una prospettiva planetaria la parola che risuona nel capitolo 25 del Vangelo secondo Matteo?
Perché non si fa riferimento esplicito a Gesù? Ma se è addirittura Gesù a indicare questo orizzonte impegnativo per tutti proprio con l’identificazione di Gesù stesso nei fratelli e nelle sorelle più deboli?

Potremmo portare altri esempi e citare altri dati di fatto per mostrare come è diffuso questo contrapporsi tra fratelli e sorelle di fede.
Occorre invece mutare lo sguardo, riconoscere in modo più coerente e generoso che la fraternità viene prima di ogni diversità e che perciò le diversità devono custodire e promuovere la fraternità, non il contrario.

Non contrapporsi, ma trovare e praticare come contribuire da parte di ciascuno, come singolo e come gruppo, associazione o altro tipo di formazione, al bene comune, unendo le forze di tutti.

Conto di tornare su questi argomenti, perché solo unendo le forze morali e spirituali, si può dare concreta esperienza di bene comune per famiglie e società.

Se distinguere è necessario e anche bello, ignorarsi o addirittura contrapporsi da fratelli e sorelle nella stessa fede e nella comune umanità è contraddittorio e incoerente, crea e diffonde negatività, impedisce la fioritura di esperienze veramente umane, toglie coesione alla società, nega l’originale ricchezza della esperienza di comunione.

Luigi Stucchi

Lascia un commento